El Buen Vivir . Sumak Kawsay, una oportunidad para imaginar otros mundos

di Alfredo Macías e Pablo Alonso (*)

Alberto Acosta, El Buen Vivir . Sumak Kawsay, una oportunidad para imaginar otros mundos, Icaria, Barcelona, 2013, 190 pp .

In questi ultimi anni si sono svolti interessanti dibattiti sulla concezione e pratica dello sviluppo in America Latina. Questi nuovi dibattiti teorici stanno emergendo all’interno di varie esperienze politiche e sociali che attraversano il subcontinente.
In particolare, il concetto andino di Buen Vivir (Sumak Kawsay, in Kichwa), un “paradigma” che ci propone di ripensare lo sviluppo, è stato incorporato nelle Costituzioni di Ecuador e Bolivia. Continua la lettura di El Buen Vivir . Sumak Kawsay, una oportunidad para imaginar otros mundos

Ciao Giorgio

di Giovanni Tranchida (*)

È mancato l’editore Giorgio Bertani
Negli anni ‘80 e ‘90 ha pubblicato migliaia di libri, molti titoli importanti e fondamentali, da Deleuze a Althusser, da Derrida a Bataille, da Bifo a Fo, da Fantazzini a Della Mea, e poi ancora Andreoli, Geymonat, Baudrillard, Coltro, Castellina… e poi “Bologna 1977 fatti nostri” …
Con quel caratteraccio rompicoglioni che lo contraddistingueva, Giorgio Bertani è stato importante per la cultura italiana… socialista rivoluzionario (nei primi anni ‘60 fece parte del gruppo che rapì il console spagnolo in Italia per protestare contro la repressione franchista), marxista, libertario… a seconda dei giorni e delle provocazioni che sapeva mettere in atto… e poi il grande fiuto editoriale e l’intelligenza di aver saputo scegliere validi consiglieri culturali… e poi le battaglie politiche fuori e dentro le istituzioni… accanto alle battaglie di tutti i gruppi ribelli di Verona.
Che la terra ti sia lieve.

(*) Tratto da http://www.tranchida.it/.

Governare il conflitto

Alexik

La società civile attraversata dalla lotta di classe non è forse la guerra continuata con altri mezzi? […]
Dietro le forme del giusto quale è stato istituito, dell’ordinato quale è stato imposto, dell’istituzionale quale è stato accettato, si tratta di scoprire e di definire il passato dimenticato delle lotte reali, delle vittorie effettive, delle disfatte che lasciano il loro segno profondo anche se sono state dissimulate.
Ci si impone di ritrovare il sangue seccato nei codici […] le grida di guerra dietro la formula della legge e la dissimmetria delle forze dietro l’equilibrio della giustizia. (Michel Foucault, “Bisogna difendere la società”) Continua la lettura di Governare il conflitto

La pena di morte viva

Elton Kalica, La pena di morte viva. Ergastolo, 41 bis e diritto penale del nemico, Meltemi, 2019, pp. 189.

“L’ergastolo ti fa morire dentro a poco a poco.
Non siamo morti ma neppure vivi.
L’ergastolo è l’invenzione di un non-dio di una malvagità che supera l’immaginazione.
L’ergastolo è una morte bevuta a sorsi, perché non ci mettiamo d’accordo e smettiamo di bere tutti assieme?” 

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Memorie dei dannati della terra

“Là, dov’era più umido
fecero un fosso enorme
e nella roccia scavarono
nicchie e le sbarrarono
alzarono poi garitte e torrioni
e ci misero dei soldati, a guardia
ci fecero indossare la casacca
e ci chiamarono delinquenti
infine
vollero sbarrare il cielo

non ci riuscirono del tutto
altissimi
guardiamo i gabbiani che volano”.

(Sante  Notarnicola, Galera. Favignana 1 Giugno 1973) Continua la lettura di Memorie dei dannati della terra

L’Alfasuin

Giovanni Iozzoli, L’Alfasuin, Edizioni Sensibili alle foglie, Roma, 2018, pp. 128, € 13,00

[Il 9 gennaio cade l’anniversario di una delle tante stragi antioperaie che furono tra gli atti fondativi di questa Repubblica: il 9 gennaio del 1950, a Modena, sei lavoratori furono ammazzati a sangue freddo – fucilati e mitragliati – dalle forze dell’ordine intervenute per sgomberare i presidi sindacali alle Fonderie Riunite.
Era la prima volta che la Polizia interveniva militarmente in città dentro un conflitto sindacale. Piuttosto che ricordare quegli eroici martiri con una nota commemorativa (di cui la rete è comunque ricca), preferiamo parlare del presente, di coloro i quali quei morti li stanno concretamente onorando oggi, ai giorni nostri, probabilmente senza neanche conoscerne la storia: perché il miglior ricordo, fuori dalle retoriche celebrative, è la lotta degli uomini e delle donne che si stanno battendo per riportare diritti e speranze dentro fabbriche e magazzini, usando il loro coraggio e i loro corpi contro lo sfruttamento e la repressione che informano il lavoro e i rapporti sociali nell’Italia di oggi.
Pubblichiamo quindi un breve estratto del romanzo L’Alfasuin, appena uscito, centrato sulle lotte nel comparto agroalimentare e sul disvelamento delle retoriche del “Made in Italy”, dietro le cui vetrine scintillanti si nasconde il marcio della precarietà più odiosa ed estrema. I proletari di oggi onorano con la loro resistenza il ricordo dei proletari di 58 anni fa – G.I. *].

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Leggeri e pungenti. Storie, luoghi e volti di periferia

Enrico Campofreda, Leggeri e pungenti. Storie, luoghi e volti di periferia, Lorusso Editore, 2017, pp.132.

Siamo abituati a leggere la firma di Enrico Campofreda in calce alle cronache di guerra dal Medio Oriente o dall’Afghanistan, nei suoi brani di denuncia a fianco dei popoli aggrediti.
Più inusuale ritrovarla sulla copertina di un libro di racconti, brevi frammenti di vita nelle periferie romane fra dopoguerra e boom economico.
Leggeri e pungenti raccoglie schegge di memoria di una generazione venuta al mondo sulla linea di confine fra la campagna e la città. Continua la lettura di Leggeri e pungenti. Storie, luoghi e volti di periferia

Lontano dal podio. Quando il ’68 investì lo sport

di Giovanni Iozzoli (*)

Nel fiume torbido di celebrazioni relative al cinquantennale del movimento del ’68 – una narrazione edulcorata portata avanti da pentiti, dissociati e millantatori di ogni sorta – si distinguono qua e là, alcuni lavori di rigore storiografico e autentico interesse: è il caso di Storie di sport e politicaUna stagione di conflitti 1968-1978 (Mimesis pp. 284), dei ricercatori modenesi Gioacchino Toni e Alberto Molinari, i quali indagano l’impatto travolgente che il movimento esercitò su tutti gli aspetti della pratica e della cultura sportiva, dalle ribalte olimpioniche alle dinamiche dello sport di base.
Fino al 1968, la pseudo ideologia pedagogico-sportiva decoubertiana, aristocratico-borghese e perbenista, aveva collocato lo sport in una dimensione di neutralità rispetto alle contraddizioni della società – il mito eterno di Olimpia che seda i conflitti. Continua la lettura di Lontano dal podio. Quando il ’68 investì lo sport