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Alcuni fatti sull’incendio Thyssen Krupp

FATELO DA VOI: LA STRAGE IN ACCIAIERIA

Nonostante le apparenze, la preparazione di una strage in acciaieria è un compito relativamente semplice, adatto anche a neofiti senza un particolare esperienza.

Occorre – ovvio – avere per le mani un’acciaieria, preferibilmente in dismissione, a cui applicare alcune modifiche  preliminari. Per cominciare, è necessario liberarsi di una buona metà delle maestranze, cominciando da quelle specializzate, che ricoprono ruoli di coordinamento e (importante) abbiano maggiore esperienza e formazione in materia  antincendio.

Fatto questo, basterà seguire con scrupolosa attenzione le istruzioni che seguono:

1)      Predisporre piani di emergenza ambigui e interpretabili, in particolare lasciando nel vago il concetto di “incendio di particolare gravità” (cioè il limite entro cui gli operai non devono spingersi nell’intervento di estinzione perché troppo pericoloso).

2)      Tollerare informalmente l’intervento degli operai in situazioni di pericolo come prassi consolidata.

3)      Non prevedere il completamento dei corsi di formazione per le squadre di emergenza.

4)      Non prevedere alcuna formazione antincendio per le squadre di operai sulle linee, e in particolare per il Responsabile delle emergenze.

5)      Non sostituire i capiturno in prepensionamento, perché sono quelli che hanno funzioni decisionali e di coordinamento in caso di emergenza. La situazione ottimale è di non averne nessuno disponibile, così, alla bisogna, le squadre non sapranno che pesci prendere.

6)      Evitare l’istallazione di impianti di rilevazione e spegnimento automatico sulle linee a rischio. Qualora il consulente dell’assicurazione AXA lo faccia presente, rispondere alla Cetto Laqualunque: “Fatti i cazzi toi !”

7)      Dimezzare le squadre di manutenzione, curando in particolare che siano carenti le riparazioni delle perdite d’olio negli impianti. Garantire perdite sempre più consistenti, al limite dell’allagamento.

8)      Eliminare dall’appalto delle pulizie la rimozione della carta dalle linee.

9)      Non istallare sensori sui rulli centratori della posizione del nastro: il nastro deve poter sfregare liberamente sulla carpenteria provocando scintille. L’efficacia delle ultime 3 misure dovrebbe essere immediatamente verificabile contando la frequenza degli incendi (almeno uno per turno sulla linea 5).

10)  Fare in modo che l’arresto di emergenza della linea non tolga corrente alla pompa dell’olio, in modo che questo possa continuare a defluire – o ancor meglio schizzare in pressione – anche in caso di incendio.

11)  Comunque, non prevedere nelle procedure l’attivazione dell’arresto di emergenza della linea in caso di incendio (per non procurare danni al materiale in lavorazione).

12)  Garantire che la pressione idraulica dell’impianto di spegnimento a schiuma  sia del tutto insufficiente.

13)  Garantire che dei 32 estintori presenti in reparto la stragrande maggioranza sia vuota, scaduta, o comunque non funzionante.

14)  Eliminare la figura che si occupa dei controlli interni degli estintori.

Bene, se avete seguito con diligenza queste facili indicazioni il vostro obiettivo dovrebbe essere a portata di mano. Qualora non siate ancora riusciti a raggiungerlo non disperate; è solo questione di tempo. Confidate nel successo dell’ impresa, che vi comporterà – è vero – qualche noia giudiziaria, ma anche l’ammirazione e  il plauso di Confindustria tutta.

Il documento: Massimo Zucchetti*,  Alcuni fatti sull’incendio Thyssen Krupp, aprile 2009.

*Massimo Zucchetti è professore ordinario di “Sicurezza e analisi di rischio” al Politecnico di Torino, e perito di parte civile al processo Thyssen Krupp.