Memoria del vuoto

Forse non cominciò col primo sgarro subito da un bambino che diventò bandito.

Forse sta storia comincia molto prima, e Samuele, la “tigre dell’Ogliastra” (personaggio di fantasia ma non troppo), la porta addosso ancor prima di nascere.
Forse iniziò con le chiudende, quando i printzipales recintarono le terre grazie all’editto di Vittorio Emanuele, che volle le enclosures anche in Sardegna (come nei “paesi moderni”) ma senza nessuna rivoluzione industriale che potesse sfamare, anche malamente, la moltitudine dei senza terra.
E furono migliaia di nullatenenti alla mercè dei notabili; esercito di riserva, si, ma per tutte le guerre dei Savoia, per ogni volta che una qualche Primavera interventista “chiamasse alla caccia la muta dei cani sardi”.
Fu storia di espropriazione e di soprusi, di miseria e dominio coloniale, che Samuele incarna nella sua vita e nella sua rivolta, individuale, violentissima, assoluta.
Una rivolta senza mediazioni, senza speranza di riscatto sociale, senz’altro obiettivo che devastazione e vendetta. E suicidio, perché non vi è alcun ritorno possibile a quel tempo – prima delle invasioni – quando “un dio prima di Dio” danzò sull’isola per risvegliare il corpo della Terra.

Attenzioni per il lettore: Fois usa parole che ti rimangono addosso, a volte con un realismo crudo, altre con la poesia di un sogno. Ti accompagna in mezzo alle carneficine della guerra in Libia o nelle trincee del Carso, costringendoti a guardare. Non ti risparmia il razzismo, il sessismo e nemmeno l’orrore. Ipersensibili astengasi.

Il libro: Marcello Fois, Memoria del vuoto, Einaudi, 2006, 218 p.