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Ipazia muore

Forse per scrivere di Ipazia ci sarebbe voluta Christa Wolf, con una narrazione in prima persona, le emozioni e i pensieri in presa diretta.
Sono comunque grata all’autrice del libro e al regista Amenabar per aver puntato i riflettori verso una storia su cui gli apologeti delle “nostre radici cristiane” glissano assai. Ne riporto solo alcuni aspetti:
– 400 D.C. (circa) : devastazione del Museo di Alessandria, la più grande biblioteca del mondo antico. Oltre 1500 anni prima dei nazisti, anche gli integralisti cristiani amavano bruciare le biblioteche altrui. Annientare le altre culture, distruggerne il ricordo, per poter ricostruire la storia e la conoscenza in base alla propria narrazione del mondo. E’ un atto che anticipa degnamente la nascita del medio evo, quando la trascrizione dei libri in Europa diverrà monopolio della Chiesa, spostando l’opera di selezione e censura nel chiuso dei monasteri.
– 415 D.C.: Ipazia muore trucidata. La milizia cristiana brucia gli strumenti di sua invenzione e le sue opere, compresi i calcoli che dimostrano la validità dell’eliocentrismo ipotizzando per la prima volta il moto terrestre secondo l’orbita ellittica. BISOGNERÀ ASPETTARE PIÙ DI MILLE ANNI PER LA RIVOLUZIONE COPERNICANA.
– I pogrom contro gli ebrei sono di antica tradizione.
– Dopo qualche secolo di sofferenze, i cristiani perseguitati diventano persecutori. Non saranno gli ultimi a subire tale evoluzione.
C’è un altro aspetto che si intravede nel libro, ma emerge soprattutto nel film di Amenabar: il forte contenuto di classe del messaggio cristiano, che ne spiega il suo dilagare fra schiavi e plebei. Amenabar ne da un immagine forte: lo schiavo che distribuisce agli affamati il pane del padrone, e che scopre con stupore che ciò è possibile.
E’ odio di classe quello che si riversa sugli “elleni”, la vecchia classe dirigente pagana, colta e possidente; odio di classe sapientemente incanalato dalle gerarchie ecclesiali a proprio uso e consumo.
Interessante la maligna figura del vescovo Cirillo, con la sua abilità demagogica e di comunicatore di massa. Interessante l’uso di un messaggio egualitario ai fini della la costruzione di un nuovo ordine gerarchico.

Il libro: Maria Moneti Codignola, Ipazia muore, La Tartaruga, 2010, 220 p.