1541, la prima grande battaglia di Algeri.
L’immensa flotta di Carlo V viene sconfitta dalla sapienza semplice e antica di un pastorello sardo.
Algeri è un vaso di coccio fra vasi di ferro, terra libera fra due imperi. E’ un’anomalia, indipendenza in equilibrio precario.
Algeri è rifugio di rinnegati in fuga dal mondo cristiano, dai roghi dell’Inquisizione, dal giogo feudale . Si fugge, per fame, per un omicidio o per uno sgarro ad un signore, per migliaia di storie diverse che diventano frammenti di un fenomeno di massa.
Algeri è libertà, è quella mobilità sociale negata in occidente dalla tripartizione in ordini voluta dal Dio cristiano. Un mondo dove “il destino non viene deciso dalla nascita, ma dalla fortuna, dal coraggio e dal valore”. E’ una varietà meravigliosa di mille provenienze che parlano sabir, l’esperanto dei porti. E’ l’unico posto dove due uomini del ’500 possano amarsi senza finire impalati.
Il libro: Massimo Carlotto, Cristiani di Allah, E/O , 2008, 194 p.
Sullo stesso tema consiglio il racconto di Carlotto “Il mare chiuso” e il saggio di Beoni Brocchieri “In senso inverso. Il sogno turco dei rinnegati”.