Ci volevano con la terza media. La storia dell’operaio che ha sconfitto Marchionne

 

Benvenuti nell’incubo: immagini dalla “fabbrica del futuro”

Giovanni Barozzino, assieme ad Antonio La Morte e Marco Pignatelli, è uno dei tre operai dello stabilimento di Melfi licenziati in seguito ad una montatura della Fiat ai loro danni.
Ho fatto fatica a selezionare solo alcune parti del suo racconto, perché – veramente – ogni parola di questo libro grida vendetta.

L’assunzione
“Assumevano solo lavoratori giovanissimi e, sopratutto, senza nessuna esperienza lavorativa. La Sata cercava carne fresca, giovani e inesperti da inserire nel suo laboratorio. Il suo era un disegno preciso … ci volevano così, giovani e ignoranti. Ci volevano con le terza media”.

I “comandamenti Sata”:
– vietato ribellarsi alle postazioni massacranti
– vietato fare malattia
– vietato infortunarsi

La “spalmatura”
“Quando partono le spalmature nelle postazioni più sature o più difficili ergonomicamente, vengono posizionati i lavoratori “molto consenzienti”. Questi devono poter permettere ai loro capi di dire “che il lavoro in quelle postazioni si può svolgere”. Subito dopo questi lavoratori consenzienti vengono opportunamente spostati. Chi è chiamato a sostituirli e non riesce a svolgere il lavoro diventa subito un lavativo”

La salute
“Se proprio subisci infortunio e, peggio, questo è di grave entità, allora devi metterti in malattia. Ovviamente devi stare in malattia per lo stretto tempo necessario. Ho visto lavoratori rientrare al lavoro con vistose fasciature o con ancora i punti di sutura. La paura faceva anche questo”.

“Durante la doppia battuta notturna (dodici notti di lavoro consecutive) mangiavo a malapena una volta al giorno. Avevo sonno quando dovevo lavorare e facevo il sonnambulo quando dovevo dormire. Mal di testa e dolori dappertutto”.

“Con questo sistema di carichi di lavoro, nello stabilimento, a distanza di vent’anni, i cosiddetti limitati sono tantissimi e purtroppo la situazione peggiora giorno per giorno. .
Nel momento in cui scrivo il numero di “limitati” in fabbrica è pari alla metà dei dipendenti. La limitazione viene riconosciuta da un medico fiduciario dell’azienda … per alcune visite ci sono lavoratori che hanno atteso anche cinque anni, e a volte passa più di un anno per poter effettuare una visita medica urgente che il lavoratore richiede. E’ chiaro con quali conseguenze sulla salute delle persone. Quando arriva la visita sapete cosa fa il medico competente ? Rilascia delle limitazioni provvisorie con validità di sei mesi, anche quando i lavoratori hanno consegnato documentazione sanitaria che comprova patologie gravi e permanenti”.

La maternità
“Capita che a donne incinte in scadenza di contratto, finito il periodo di astensione dal lavoro per maternità, non venga più rinnovata l’assunzione, e a quelle che intendono deniunciare questo abuso viene fatta la solita subdola insinuazione da parte del “sindacalista moderato” di turno, che fa intendere loro come una simile “rottura” possa pregiudicare future assunzioni”.

La disciplina
“Nel 2003 eravamo arrivati a 9000 provvedimenti disciplinari… Nessuna contestazione immediata, nessuna verifica dell’errore, nessun Rsu presente… quasi mai il lavoratore sapeva di essere contestato… le contestazioni arrivavano anche dopo 40 giorni, spesso senza che il lavoratore avesse potuto verificare la sua eventuale mancanza”.

“Le contestiamo formalmente di non aver avvisato per tempo della sua assenza…Pensiamo a un’assenza per malattia. Accadeva che quando stava per iniziare il turno, guarda caso, il telefono aziendale risultava “opportunamente” fuori posto. Salvo ritornare in linea dopo alcune ore. A volte un lavoratore insistente, poteva persino parlare – per sbaglio – con il capo Ute .. ma veniva sempre e comunque contestato per non aver avvisato nei termini previsti”.

Gli RSU moderati
“Li ho visti sempre scatenarsi contro chi lavora e chi prova a rappresentarli. Li ho visti addirittura suggerire all’azienda il da farsi. Li ho visti proporre spostamenti di turno e contestazioni a chi – nella loro idea – era stato l’artefice della ribellione”.

L’uso dei contributi pubblici
“A proposito di cattiverie gratuite non posso non raccontare cosa è successo ai lavoratori di un “indotto” che dopo 4 anni di lavoro flessibile(quindi senza alcun diritto) sono stati cacciati dal proprio posto e sostituiti da altri operai che beneficiavano del pagamento del loro stipendio da parte della Regione Campania”.

La lotta
“Non voglio soffermarmi molto su quei 21 giorni. Alcune cose però voglio dirle perché rimarranno sempre nella mia mente e nel mio cuore. Voglio dire, ad esempio, di quando eravamo tutti seduti per terra, abbracciati al freddo e sotto la pioggia. Quando cioè, nonostante fossimo bastonati dalla polizia, terrorizzati e impauriti, abbiamo continuato a rimanere tutti uniti, stringendoci ancora di più l’uno all’altro. L’ho sempre definito l’abbraccio della difesa della dignità e della libertà, un abbraccio di resistenza”.

PS Per un’idea più precisa sul clima che si respira alla fiat di Melfi consiglio l’articolo de “Il fatto Quotidiano” e la visione del video allegato: Minacce allo stabilimento Fiat di Melfi: “Ti taglio la testa e la metto in piazza” . Servizio Pubblico manda in onda un filmato in cui un operaio dello stabilimento registra il proprio responsabile mentre dice: “Ti ho messo in un posto da mongoloide e ti sei infortunato, sei un uomo di merda” .

Il libro: Giovanni Barozzino, Ci volevano con la terza media. La storia dell’operaio che ha sconfitto Marchionne, Editori Riuniti, 2011, 267 p