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La cuoca rossa. Storia di una cellula spartachista al Bauhaus di Weimer

DALL’ASSALTO AL CIELO ALLA DISCESA AGLI INFERI, questa è l’immagine che meglio riassume la storia di quei compagni e compagne che dopo la Grande Guerra tentarono la rivoluzione in Germania. Ci provarono davvero, da quando la rivolta dei marinai di Kiel costrinse il Kaiser alla fuga, e il paese restò in mano ai consigli degli operai e dei soldati. Per un attimo. Poi la socialdemocrazia se lo riprese per “ricondurlo all’ordine”. Seguirono scontri durissimi, cortei immensi, scioperi generali, repubbliche dei consigli, esperienze soffocate nel sangue con tutti i mezzi necessari, dai paramilitari dei Freikorps alle mitragliatrici della polizia regolare.

Attraverso questi anni terribili ci accompagna il diario di Hannah, la “cuoca rossa”, militante comunista, studentessa del Bahuaus. Assieme a lei Hans, Ewa, Greta, Wihelm, Martin, Frieda, Suzanne, Leonard, Klaus, figli di un’educazione cosmopolita, aperti al mondo, chiusi dentro un paese che implode sempre di più nelle vecchie imposture della “comunità di sangue, anima e razza”.

La loro vita è una rivolta permanente  che riveste di senso ogni atto, anche il più comune. E’ così che la preparazione del cibo diventa fonte di autofinanziamento per la lotta, la sua distribuzione alle mense dei consigli operai va di pari passo con il rapporto politico e la collaborazione militare. La cucina è pretesto per introdursi nelle sedi del nemico e prendergli le armi; le ricette del pasticcio di fegato e delle cipolle farcite si alternano a quelle delle micce e delle bombe incendiarie.

Il Bahuaus (la comunità di artefici nata per “concepire e creare il nuovo edificio del futuro, innalzato un giorno da milioni di lavoratori”) è un’isola di visionari in mezzo a un mare in tempesta. Una “scuola di merda piena di ebrei”, covo di Kulturbolschewiken, come la chiamano i bravi borghesi di Weimar.  Viverci dentro, e contemporaneamente vivere ciò che succede fuori, è un’esperienza intensa e ambivalente. Un passaggio continuo dal cielo all’inferno: dal cielo di una lezione di Paul Klee all’inferno del carcere  della Leonrodstrasse, con la testa avvolta in uno straccio bagnato di vomito.

Hannah e i suoi compagni discutono da pari a pari con le avanguardie culturali del ‘900, cercando in ogni forma, in ogni parola nuovi strumenti per combattere. Vivono l’astrattismo di Kandisky, il surrealismo di Breton, la psicoanalisi di Freud, con la stessa familiarità di un assalto a una caserma, di uno scontro di piazza. Non vi è contraddizione: “ci sono momenti della storia in cui la rivolta è una forma di conoscenza assoluta”.

Mentre la Germania sprofonda nel più becero nazionalismo, loro patria è l’Ucraina di Makhno, il Messico di Villa e Zapata, la Cina dei Boxer, l’America di Sacco e Vanzetti, le fabbriche della Torino del biennio rosso: ne condividono come proprie vittorie e sconfitte, ne discutono programmi politici e tattiche militari.

Hannah, Ewa, Greta … che organizzano le operaie, aprono asili autogestiti, vendicano compagne, sanno però che tutto ciò non basta a frenare l’irrazionalismo crescente, la nascita del nazionalsocialismo.  Portano ancora addosso i segni delle baionette di quei giorni di gennaio, quando Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht vennero presi e ammazzati. E’ da allora che percepiscono la sconfitta, vivono intensamente perché pensano di non vivere a lungo.

Sappiamo com’è andata. Per distruggere il loro sogno la borghesia tedesca non ha esitato a finanziare l’incubo peggiore del ‘900. Mi piace comunque fermarmi a pensare che se  avessero vinto loro sarebbe cambiato tutto: la storia dell’Europa, le nostre stesse vite.

Il libro: Anonimo, La cuoca rossa. Storia di una cellula spartachista al Bauhaus di Weimer. Con un ricettario di cucina tedesca, Derive/Approdi, 2003, 186 p.

PS. Il ricettario di cucina tedesca così si riassume: prendere di tutto, mischiarlo con tutto il resto e affogarlo in sostanziose dosi di panna, burro, strutto, lardo o qualsiasi altra sostanza grassa (molto grassa).