I traditori

Era una bella idea … peccato sprecarla così !

Gli ingredienti per farne un capolavoro c’erano tutti (forse troppi): tanti i contesti sociali da descrivere, tanti gli aspetti politici da approfondire, tanti i risvolti economici da svelare, tante le personalità su cui riflettere, innumerevoli i fatti da narrare.
Solo che bisognava saperli raccontare.

Poteva risultare geniale l’idea di un protagonista negativo – la spia- come trait d’union fra mondi diversi: una personalità contrastata, la cui anima è campo di battaglia delle contraddizioni del suo tempo.
Solo che la complessità di quest’anima bisognava saperla sviluppare.

Poteva trasmettere immagini forti una storia che lega territori così diversi, la Londra di Dickens e la Sicilia di Verga, passando per mille Italie.
Solo che quei territori bisognava saperli immaginare.

Poteva essere stimolante ricordare l’anticlericalismo delle origini, o la polemica fra Marx e Mazzini, le differenze teoriche fra i patrioti.
Solo che bisognava poter approfondire.

Su questo libro avevo grandi aspettative, deluse. La cosa principale che mi ha trasmesso è la voglia di trovare altrove tutto quello su cui si sofferma frettolosamente.

Pensavo, x iniziare, ad un programma di massima di questo tipo (facendo zapping fra storia, politica e narrativa) :
“La meravigliosa Storia della Repubblica dei Briganti” di Claudio Fracassi; “I fuochi del Basento” di Raffaele Nigro; “Sul Risorgimento italiano” di K. Marx, F. Engels; “Saggio sulla rivoluzione” di Carlo Pisacane; “Nino Bixio a Bronte” di Benedetto Radice; “Noi credevamo” di Anna Banti e “I Vicerè” di De Roberto.

Il libro: Giancarlo De Cataldo, I traditori, Einaudi, 2010, 506 p.

Filmografia: Mario Martone, Noi credevamo,  2010 (il film, oltre a I traditori si ispira anche al libro di Anna Banti, Noi credevamo)