Settanta

La premessa di metodo e la postfazione dell’autore pongono questo libro al riparo da qualsiasi critica contenutistica. Cosa ne rimane dunque da commentare ? La grammatica? La sintassi ? La grafica in copertina ?
Magari proprio la premessa di metodo e la postfazione.
“Le vicende qui narrate sono finzioni letterarie al cento per cento. In esse compaiono personaggi e circostanze riferiti a un periodo della storia d’Italia, ma da intendersi come pura elaborazione di fantasia… Un romanzo è solo un romanzo. Un romanzo è finzione. La Storia è tutta altra cosa”. “Inoltre … raccontare la “vera” storia degli anni settanta in Italia è pressochè impossibile. La ricostruzione storiografica è lacunosa, i buchi e i misteri sono troppi, troppi i dubbi sulle motivazioni e sugli ideali professati dalle forze in gioco. Troppo confusi i documenti”.

In pratica: visto che di quegli anni non si può scriverne la Storia, scriviamone pure liberamente quello che cazzo ci pare !!!

Ma allora, se proprio devo abdicare alla realtà in nome dell’immaginazione, almeno pretendo si tratti di qualcosa di veramente originale, creativo, o perlomeno farina del sacco dell’autore. Invece qui mi ritrovo le solite panzane trite, ritrite e un po’ muffe inventate dal PC dell’epoca, sulle BR infiltrate e manovrate dai servizi deviati. Ooops, son scivolata nei contenuti (che ripeto, non sono passibili di critica), torniamo al metodo.

Non so a cosa si riferisca Sarasso quando parla di “vera” storia. Se intende quella delle stragi e della strategia della tensione, è chiaro che una parte della verità questo Stato non verrà mai a dircela, ma non è neanche così vero che non si possa affermare in proposito niente di credibile* . Personalmente, mi faccio bastare il giudizio politico.

Ma la Storia degli anni ’70 è tutta qui ? Una mera scia di sangue dal 12/12/69 al 2/08/80 senza nessun contesto intorno ?

No, perché il titolo del libro è pretenzioso! Crea l’aspettativa di sentirsi narrare la complessità di un periodo.

Dal punto di vista delle fonti credo che sia il periodo storico con maggior abbondanza di documenti (tonnellate di scritti dal volantino agli atti processuali). Per questo dire che non è possibile scriverne la Storia è una panzana: il problema semmai è selezionare, analizzare con rigore, metodo storiografico e cognizione di causa.

E poi la generazione che ha attraversato quegli anni è in gran parte ancora viva, e questo apre possibilità di storia orale a gogo.
E’ una generazione che racconta di una dimensione fortemente collettiva, dove la propria individualità trovava senso nell’appartenenza al movimento, ne veniva attraversata dalla forza, creatività, condivisione, intelligenza, speranza, solidarietà … E’ una generazione che rievoca immagini di libertà, di battaglie civili, di diritti in fabbrica, di lotte e voglia di rivoluzione ….
Di queste immagini nel libro c’è ben poco. Parla degli stessi anni attraverso pensieri e percezioni di individui sostanzialmente soli e generalmente bastardi.
Come dice l’autore “è un romanzo di personaggi e sono i personaggi a fare la storia”.
Niente di più distante da una dimensione corale.

Nella mia percezione gli anni ’70 iniziano con il ’69 operaio e finiscono con i 37 giorni alla Fiat. Le bombe entrano in gioco come parte dello scontro di classe.
Nel libro gli anni ’70 iniziano col tentativo di golpe Borghese e finiscono con la strage di Bologna. Per l’autore sono semplicemente anni di piombo e dei “misteri” d’Italia”. Agli operai c’è qualche raro accenno qua e là, i padroni non compaiono nemmeno.
Sarà anche per questa differenza di percezione che questo testo non mi ha preso per niente.

Il libro: Simone Sarasso, Settanta, Marsilio 2009, 704 p.

* In proposito sono consultabili in rete parecchi documenti. Per dirne alcuni:

Atti processuali sulla Strage di Piazza Fontana (1969-1986)

Atti processuali sulla Strage di Piazza Fontana (1995-2005)

Iter processuale Strage di Bologna